Angelo Secchi (1818-1878) è l’ultimo di una lunga serie di gesuiti scienziati che si formarono e operarono al Collegio Romano, e, nello stesso tempo, è il primo rappresentante di una nuova tradizione scientifica che ancora oggi è viva nel campo della moderna ricerca astrofisica, in Italia e nel mondo.

Nacque a Reggio Emilia il 28 giugno 1818, frequentò il locale Collegio dei Gesuiti e, all’età di quindici anni, entrò in noviziato nella Compagnia di Gesù. Si distinse negli studi scientifici e, dopo aver insegnato Fisica a Roma e a Loreto, diventò assistente di p. Giovambattista Pianciani (1784-1862), docente di Fisica al Collegio Romano.

A seguito della dispersione dei Gesuiti, voluta da Pio IX nel 1848 per le vicende risorgimentali che portarono alla costituzione della Repubblica Romana, l’anno dopo aver ricevuto l’ordinazione sacerdotale, insieme a diversi confratelli Secchi lasciò l’Italia  per rifugiarsi prima in Inghilterra, presso lo Stonyhurst College, vicino a Liverpool, poi negli Stati Uniti, presso il Georgetown College, a Washington. Il soggiorno americano fu molto importante per la sua formazione scientifica, perché gli permise di entrare in contatto con numerosi scienziati americani e di aggiornarsi sulle più moderne teorie riguardanti la fisica e la meteorologia dinamica.

Nel 1849 venne richiamato a Roma per assumere la direzione dell’Osservatorio del Collegio Romano, come successore di p. Francesco De Vico (1805-1848), prematuramente scomparso. Resosi conto dei limiti della struttura che ospitava l’osservatorio, nel 1852 ottenne il permesso di trasferirlo in nuovi locali ricavati sul tetto della chiesa di S. Ignazio, rinnovando la strumentazione e realizzando, allo stesso un tempo, un moderno osservatorio astronomico, meteorologico e geomagnetico. Consapevole dell’importanza di comunicare i risultati conseguiti, Secchi rilanciò le Memorie dell’Osservatorio del Collegio Romano, dove sono raccolti i principali studi astronomici ivi condotti. Egli inoltre promosse la pubblicazione del Bullettino Meteorologico del Collegio Romano, che oltre a raccogliere dati meteorologici di diverse stazioni, pubblicava anche contributi di astronomia e di altre scienze correlate.

Riproduzione di una tavola tratta da Le Soleil che raffigura lo spettroscopio utilizzato da Secchi per le sue ricerche di fisica solare. Si tratta di una combinazione di prismi posizionata nel fuoco del telescopio da lui utilizzato, grazie alla quale la luce veniva scomposta e la cromosfera solare osservata in una delle righe dell’idrogeno.

Convinto fautore dell’applicazione di nuove tecniche, fu tra i primi ad utilizzare la fotografia e la spettroscopia in campo astronomico, apportando importanti contributi nel campo della fisica solare e dell’astrofisica stellare. Numerosi furono incarichi pubblici che Secchi svolse per conto del Governo Pontificio, tra cui la realizzazione della prima rete meteorologica italiana, con trasmissione telegrafica giornaliera dei dati e servizio previsioni burrasche, la misura della base geodetica lungo la Via Appia Antica e la costruzione di una torretta in cima a monte Mario per la triangolazione geodetica dello Stato Pontificio e per il progetto di misura del grado del meridiano centrale europeo, il perfezionamento del sistema dei fari nei porti dello Stato Pontificio, il miglioramento del servizio dell’ora, le consulenze per la distribuzione delle acque potabili, per la collocazione dei parafulmini nei principali monumenti ed edifici pubblici, per le misure antincendio nelle basiliche maggiori, per l’installazione di ferrovie elettriche nello Stato Pontificio.

Partecipò alle spedizioni scientifiche che osservarono le eclissi totali di sole del 1860 e del 1870, rispettivamente in Spagna ed in Sicilia;  nel 1869 collaborò con la  Commissione geodetica italiana per la Misura del Meridiano Centrale Europeo e, negli anni 1870-72, prese parte ai lavori della Commissione internazionale per la definizione del Metro Standard. Nel 1867, con il suo meteorografo (la prima stazione automatica per il rilevamento dei dati meteorologici, da lui ideata) vinse il Grand Prix all’Exposition Universelle di Parigi e gli fu conferita la Légion d’Honneur.

Un importante aspetto della sua personalità fu il suo difficile e controverso ruolo di mediatore tra due culture, quella cattolica e quella laico-liberale, nel momento storico del durissimo scontro tra la Chiesa e il nuovo Stato dell’Italia risorgimentale.

Fu amico di scienziati e politici laici, quali Giovanni Virginio Schiaparelli (1835-1910), Quintino Sella (1827-1884) e Pietro Tacchini (1838-1905).

In particolare, dall’intenso sodalizio scientifico con Tacchini emerse l’idea di fondare, nel 1871, la Società degli Spettroscopisti Italiani, oggi denominata Società Astronomica Italiana. Degna di nota la sua attività di divulgatore e promotore della cultura astronomica, che cercò di diffondere attraverso numerose conferenze pubbliche e con la realizzazione di diverse meridiane ed orologi solari.

Negli anni successivi alla proclamazione di Roma capitale, Secchi si trovò a dover difendere il proprio Osservatorio dal rischio di confisca, da parte dello Stato italiano, e dovette affrontare delle difficoltà economiche, che non gli consentirono di svolgere regolari programmi di ricerca. La sua salute, già malferma, ne fu fortemente minata e Secchi si spense per un male incurabile, dopo una breve tempo di malattia, il 26 febbraio 1878, poco prima di avere compiuto i 60 anni d’età.